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ALCHIMIA. L'ARTE DI TRASFORMARE SE STESSI (L')
di MORELLI RAFFAELE
Stato Editoriale
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- Titolo: ALCHIMIA. L'ARTE DI TRASFORMARE SE STESSI (L')
- Autore: MORELLI RAFFAELE
- Illustratore: 0
- Editore: RIZA
- Collana: LIBRO
- Anno: 2008
- ISBN: 9788870711257
- Pagine: 157
- Volumi: 1
Classificazione DEWEY
- 150 FILOSOFIA E DISCIPLINE CONNESSE
Classificazione CEE
- VSPM ASSERTIVITA, MOTIVAZIONE E AUTOSTIMA
- JMS IO, EGO, IDENTITA, PERSONALITA
"Nel silenzio, nel buio della terra, nell'assenza di luce, nell'utero di una donna, nel mistero di un uovo nasce la vita. L'alchimista si attiene a questa legge. Non si sottrae al mondo perché lo ritiene impuro, come fa il mistico. Sta nella vita di tutti i giorni, nel frastuono, tra le cose, come se niente fosse, come se non apparisse. Non c'è un dovere che si dà, non c'è un dovere che cerca di espletare. Si occulta perché vuole assomigliare al seme, non vuole interferire. L'alchimista lascia fare alla sua forza germogliante".
Alchimia- Estratti La materia è il mondo Qual è il mistero dell’alchimia? La più perfetta di tutte le vie, quella che è fatta per completare l’opera, per portare a compimento il lavoro della creazione. Così l’hanno concepita i sapienti – i filosofi come amavano chiamarsi gli alchimisti – che sapevano operare nel segreto, nel silenzio, lontani dal pensare del gregge, dove l’opinione comune è dominante. La via semplice, come la chiamava Giuliano Kremmerz, che ha nella materia la sua chiave, il suo operare. Ragionavano così gli alchimisti: se nell’Universo esistono i corpi (delle piante, degli animali, degli uomini) deve esistere una legge che «fa» i corpi a sua immagine e somiglianza… Il Demiurgo voleva questo mondo così com’è, non aveva in mente mondi migliori, paradisi da raggiungere. Lo voleva con la coscienza e il fango, con la luce dell’intelligenza e la terra. Qualsiasi idea abbiamo dello spirito, l’alchimista lo pensa come una sostanza, diluita fin che si vuole, ma sempre sostanza. Mai ha immaginato uno spirito separato dalla materia… Che ne sa l’uva che, lavorata da mani sapienti, può diventare vino? Che ne sa il corpo dell’uomo che, se opportunamente manipolato, è in grado di produrre il suo fermento più sottile, qualcosa che contiene e che neppure immagina di possedere? Che ne sa un seme della sua capacità di produrre la pianta intera? Una piccola ghianda è in potenza o, meglio, ha la potenza, il potere di trasformarsi in quercia. Il seme di tutti gli esseri viventi produce i corpi del mondo: questa è una legge a cui nessuno può sottrarsi. L’alchimista lo sa bene. Mistero Nel silenzio, nel buio della terra, nell’assenza di luce, nell’utero di una donna, nel mistero di un uovo nasce la vita. L’alchimista si attiene a questa legge. Non si sottrae al mondo perché lo ritiene impuro, come fa il mistico. Sta nella vita di tutti i giorni, nel frastuono, tra le cose, come se niente fosse, come se non apparisse. Non c’è un compito che si dà, non c’è un dovere che cerca di espletare. Si occulta perché vuole assomigliare al seme, non vuole interferire. Vuole lasciare fare alla sua forza germogliante. E aspetta.